Padre Gabriele Maria Berardi e Salvador Dalì: “una Storia Meravigliosa, Scritta da due Creature Straordinarie, ai Piedi della Croce di Cristo”.
Ritrovato […]
Ritrovato un Crocifisso di Salvador Dalì
È stato rinvenuto a Roma, nel 2005, in un ripostiglio, tra gli oggetti personali di Padre Gabriele Maria Berardi. Il Frate marchigiano lo ebbe come ringraziamento per un Esorcismo praticato sull’artista. A testimoniarlo è – tra gli altri, il critico d’arte Armando Ginesi, supportato da due esperti spagnoli.
Un Crocifisso come ringraziamento a un Esorcismo ricevuto, per Liberargli l’Anima dal demonio.
È l’opera inedita di Salvador Dalì, rinvenuta a Roma, in un ripostiglio, incartata, tra gli oggetti personali di Padre Gabriele Maria Berardi (al secolo Francesco Maria Berardi).
A lui, al Frate nativo di Carpegna (Pesaro Urbino), appartenente all’Ordine dei Servi di Maria e Fondatore di un’Opera di Carità, l’artista catalano regalò la scultura, secondo il critico d’arte marchigiano Armando Ginesi.
Il professor Ginesi, dopo due esami condotti direttamente sulla scultura e dopo aver interpellato due spagnoli esperti dell’iconografia daliniana, che hanno analizzato l’opera attraverso diapositive, restituisce all’eccentrico artista catalano la paternità della Croce lignea, di dimensioni 60,5 cm x 30,5 cm.
Egli affermò: A mio giudizio esistono più che sufficienti motivazioni stilistiche per affermare che l’opera plastica sia stata realizzata da Salvador Dalì.
L’artista spagnolo, non a caso definito dalla critica eretico, demoniaco, paranoico nonché attratto dalle suggestioni mistiche, conobbe il religioso marchigiano in Francia, dove Padre Berardi migrò nel 1947, dietro consiglio di superiori, per non aver potuto onorare certi impegni finanziari assunti per far fronte ad azioni caritatevoli di molti bisognosi, in un periodo di sospensione dello stato Sacerdotale.
Il Frate, al Quale molti Fedeli attribuiscono Grazie e Miracoli e di cui era stata richiesta la Canonizzazione, secondo alcuni Testimoni che gli furono molto vicini e che riferiscono quanto da lui più volte dichiarato in proposito, praticò i suoi Poteri di Esorcismo su Dalì.
Ci sono ormai prove che la Donazione sia avvenuta in territorio francese, benché l’artista si sia recato più volte in Italia, per far visita all’Amico Religioso al Quale, nel frattempo, era stata sospesa la riduzione allo stato laicale consentendogli di riprendere le sue funzioni Sacerdotali fino alla morte avvenuta nel 1984.
Il critico marchigiano racconta che Padre Gabriele, in Vita, teneva il Crocifisso che Dalì gli aveva donato appeso alla parete a cui volgeva le spalle quando sedeva alla scrivania di quella stanza dove riceveva Poveri, Bisognosi di conforto, ammalati e impossessati.
A molti dei Suoi Confratelli e Fedeli più ferventi aveva raccontato dell’opera e alcuni di questi sono stati rintracciati e hanno ripetuto, per iscritto, tutto ciò che Padre Gabriele ripeteva sull’origine della scultura.
Il professor Ginesi disse del Crocifisso: Il sentimento che il lavoro esprime può essere considerato di Pietà filtrata da un senso del paradossale: mentre la figura rappresenta la morte e la sofferenza che l’ha preceduta, il suo colore chiaro (che spicca sul marrone scuro della Croce) sembra alludere alla positività e dunque alla Vita.
La scultura è attualmente custodita nel caveau di una banca ed è di proprietà di un privato, che intende alienarla per potenziare le risorse a favore dell’attività caritatevole.